Al Forte di Bard una mostra sulle migliori espressioni del “movimento” Art Déco, fra design, arti decorative, pittura e scultura.
Art Déco declinata alle abilità e al gusto italiani. Le sue specificità, i suoi tanti canali espressivi e i numerosi richiami alle diverse implicazioni di respiro internazionale.
Siamo di fronte ad uno stile ricco, ricercato, a tratti stravagante, che non abbraccia solo le arti ma l’intero immaginario, proponendosi come autentico modello di vita.
Forme scandite, simmetriche, plastiche, in nome del dilagante progresso dell’epoca, ma senza trascurare gli input provenienti dall’antico con tocchi più sofisticati e richiami classicheggianti.
È in corso nelle sale delle Cannoniere e delle Cantine del Forte di Bard, in Valle d’Aosta, la mostra dal tema “Il Déco in Italia, l’eleganza della modernità” visitabile fino al prossimo 10 aprile.
L’esposizione, curata da Francesco Parisi, presenta oltre 230 opere suddivise tra pittura, scultura, decorazioni murali, arti applicate, manifesti e illustrazioni.
Un percorso che si fa via via più coinvolgente palesando la vastità di un fenomeno capace di aprirsi a numerose sinergie e interazioni.
Per rintracciarne le origini, ricordiamo che l’espressione Art Déco deriva, per estrema sintesi, dalla Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, tenutasi a Parigi nel 1925.
Il movimento, che in Europa durò fra il 1919 e il 1930, mentre in America si protrasse fino al 1940, conobbe un importante “riconoscimento” attraverso la mostra, allestita sempre a Parigi, dal tema “Les ànnees ’25: Art Déco, Bauhaus, Stijl, Esprit Nouveau”.
E l‘esposizione del Forte di Bard, oltre a ricostruire proprio la sezione italiana presente a quell’evento epocale, ha l’obiettivo di fornire al pubblico una visuale il più possibile esaustiva di quanto l’Art Déco seppe esprimere in quegli anni nei suoi nu numerosi campi di applicazione.
Si evince da un lato il desiderio di recuperare i canoni della tradizione culturale italiana, dall’altro la tendenza ad una narrazione più scanzonata e disimpegnata.
Spiccano in mostra le immortali ceramiche che portano la prestigiosa firma di Gio Ponti realizzate per Richard Ginori.
Il classico è un richiamo costante e irrinunciabile ma è al contempo vivace il confronto col contemporaneo: si approda così ad una pregevole raffinatezza creativa, fra stilizzazioni di stampo antico e connotati decisamente moderni.
Tra i nomi presenti al Forte di Bard anche Vittorio Zecchin, con le sue fini trasparenze buranesi e, a seguire, Adolfo Wildt, Aleardo Terzi e Umberto Brunelleschi.
Ampio spazio è dato anche al rapporto, sottile e intenso al tempo stesso, col Futurismo, altra preziosa fonte di ispirazione per l’Art Déco.
Ad unirli le stilizzazioni di stampo geometrico, il ricorso a forme definite e energiche e l’utilizzo di colori prevalentemente accesi.
Ne sono testimonianza gli studi preparatori per il grande arazzo del Genio Futurista firmato da Giacomo Balla, ma anche opere e mobili di Fortunato Depero e scenografie di Enrico Prampolini.
Connubi d’autore per uno slancio di innovazione, in un fil rouge di preziose suggestioni di respiro internazionale.
Fino al 10 aprile 2023
Stefania Vitale
Caporedattrice
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