Una pittura che si alimenta con la forza del ricordo: i luoghi dell’infanzia diventano immagini metafisiche
Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo. Le somiglianze sono dovute alla prossimità di un mare comune e all’incontro sulle sue sponde di nazioni e di forme di espressione vicine.
De Vincenti riesce a descrivere con la memoria (essendo lontano dalla sua terra da tanti anni) i luoghi della sua infanzia e li trasforma in immagini metafisiche, per questo non esistono figure nei suoi paesaggi: quelle sono stampate nel suo cuore e non fanno rumore.
Il silenzio che regna nei dipinti è dovuto a questo suo ricordo, di quando vedeva il paesaggio con la religiosa innocenza di un bambino.
Nelle opere di De Vincenti le piccole architetture sono corpi spesso neutrali, senza tempo, dove si possono immaginare voci, dialoghi fuori campo, dentro la masseria, oppure sotto l’ombra delle piante, sulla riva del mare. I luoghi che dipinge sembrano set cinematografici, dove l’azione è sospesa, in attesa di un applauso continuo che chiede di ripetere la scena all’infinito.
Gianbattista Bonazzoli
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