A Bassano del Grappa, una mostra a cento anni dalla nascita di Ruth Orkin. Fotografia e cinema si fondono in opere che lasciano il segno.
A volte basta un click per dissimulare la realtà, restituirle sembianze amabili, avvicinarla al nostro sentire. Basta uno scatto che venga dall’anima prima che dall’apparecchio fotografico, un’istantanea che funga da tramite tra lo sguardo dell’osservatore e l’occhio del possibile spettatore.
Sì, perché per Ruth Orkin (1921-1985) “essere un fotografo è far guardare alle persone ciò che voglio che loro guardino”. Un sortilegio che si compie puntualmente in ogni sua immagine diretta a donare ai soggetti di turno la propria personale interpretazione.
Proprio come trapela nella mostra allestita ai Musei Civici di Bassano del Grappa che ne celebra il centenario della nascita. Dopo la tappa veneta, l’esposizione, che segue quelle già organizzate a New York e Toronto, toccherà anche Spagna e Portogallo.
Appassionata di cinema, anche perché figlia della interprete del muto Mary Ruby, Ruth Orkin trasferisce nell’immagine il pathos di un racconto, ma anche la fresca naturalezza di un’istantanea: un mix di linguaggi che diventa cardine di un’arte personalissima perfettamente calata negli scenari esclusivi con i quali si è confrontata.
Nei suoi lavori, infatti, le vie di Roma, Venezia o New York non sono semplici fondali di scena, ma diventano un tutt’uno con i protagonisti, interagendo con essi ed entrando nel vivo dell’azione.
E succede straordinariamente tanto per le star hollywoodiane, tanto per un’umanità, per così dire, più ordinaria: sulla pellicola si avvicendano infatti Robert Capa, Albert Einstein e Woody Allen, ma anche perfetti sconosciuti che in alcuni casi acquisteranno fama proprio grazie all’obbiettivo di Ruth Orkin.
È il caso della studentessa di storia dell’arte Nina Lee Craig, protagonista del famosissimo scatto dal titolo “American Girl in Italy”, divenuto presto icona della fotografia del Novecento e riprodotto su poster, calendari e cartoline.
L’immagine, facente parte di una piccola sequenza, ritrae la giovane che incede a passo svelto in una via di Firenze sotto gli sguardi ammirati di una “platea” maschile.
Quella che oggi è assurta a immagine simbolo della battaglia femminista, aveva nelle intenzioni di Ruth Orkin ben altro significato: sottolineare cioè la libertà con la quale una donna del Dopoguerra potesse muoversi in solitaria lontano da casa.
La storia di questa foto si consumò fra scandali famigliari e la crescente, inimmaginabile, notorietà di quella che era in origine semplicemente una giovane americana.
A balzare all’occhio nelle fotografie di Ruth Orkin l’evidente, strettissimo, legame fra cinema e fotografia, nonché l’indole avventurosa di perfetta storyteller alla base dei suoi principali lavori. Curiosa e affascinata dal presente, ha sempre infatti investito molto tempo alla scoperta di situazioni, circostanze e persone, con un occhio sempre aperto all’innovazione.
Non a caso, ancora giovanissima, raggiunge gagliardamente New York in sella alla sua bici per lasciarsi affascinare dalle “meraviglie” dell’Expo del 1939.
Con la macchina fotografica è amore a prima vista, a cominciare dalla prima Univex costata 39 centesimi e regalatale all’età di 10 anni. Quello del cinema rimane invece un sogno o poco più, vuoi anche per le forti limitazioni, di fatto, imposte al tempo alle donne.
In compenso si fa ampiamente strada come fotoreporter realizzando servizi per i maggiori magazine del tempo, come Life, Look e Ladies Home Journal. Una storia, quella di Ruth Orkin, che parla di emancipazione, di curiosità e di rispetto per tutto quanto si dispiegasse sotto i suoi occhi.
L’obbiettivo della macchina fotografica documenta un mondo in trasformazione, osservato e ammirato a debita distanza e convertito in immagini che tanto ricordano le sequenze filmiche. Come morbide carezze a ripercorrere e custodire guizzi lontani…
Fino al 2 maggio 2022
* Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19.
Stefania Vitale
Caporedattrice
Seguici su