Un approccio progettuale capace di fare la differenza. L’industrial design a stretto contatto con le dinamiche produttive. Ricerca e sviluppo per prodotti destinati a durare nel tempo.
Francesco Favaretto non è tipo da false modestie e quello che sa fare lo mette in campo volentieri, a cominciare dal grande intuito e da una capacità non comune di “leggere” lo scenario attuale.
Da qui l’idea di muoversi in controtendenza. Sfidare le convenzioni e i trend dominanti mantenendo sempre una personale cifra stilistica. Obiettivo? La ricerca, la circolarità, la sostenibilità e la durevolezza in fatto di prodotto.
Un must per Francesco Favaretto, appunto, CEO e direttore creativo di Favaretto&Partners, realtà che ha sede a Padova e oltre 50 anni di storia alle spalle.
La passione è quella di famiglia, ereditata dal papà Paolo, fondatore dello studio, fatta poi propria e indirizzata ad uno stile personale. L’eclettismo è invece, come si suol dire, farina del suo sacco, una dote naturale in continua evoluzione.
Quale svolta ha dato allo studio? “Mio padre è stato uno dei pionieri dell’industrial design, quando, ancora 50 anni fa, non si aveva esatta cognizione di cosa realmente si trattasse. Mi ha sicuramente agevolato e condizionato ma siamo menti creative agli antipodi. Quando sono entrato nello Studio, nel 2009, la mia carta vincente è stata capire che il designer non poteva essere più concepito in senso tradizionale come colui che genera un’idea e la presenta semplicemente all’azienda. Lavorando con l’industria, ho capito che dovevo pormi nella prospettiva dell’industria stessa, vedere le cose con gli occhi di chi sta dall’altra parte.”
Da cosa deriva l’inclinazione per l’estero? “L’estero mi attira molto perché gli stranieri sanno riconoscere meglio il valore del nostro mestiere e apprezzano ancora tanto il made in Italy. In generale però, vorrei sottolinearlo, a me interessa lo sviluppo industriale, muovermi di pari passo con l’industria, i suoi processi e la sua crescita: non mi importa quindi la provenienza del cliente. Io amo vedere il mio progetto realizzato, senza alcun timore reverenziale per il brand e puntando unicamente sulla qualità oggettiva del prodotto” continua Francesco Favaretto.
Quali sono i prodotti dei quali va particolarmente orgoglioso? “Fermo restando l’ormai iconico tavolino Ambrogio per Slide Design, d’istinto direi Tondina e Fender. Tondina, per Infiniti Design, è una rivisitazione della sedia Olivetti: come designer è prezioso saper dare una reinterpretazione di prodotti che abbiamo già visto e farli nostri. La Fender, per True design, è invece una collezione completa di sedute con poltroncina, poltrona lounge e divano. Di recente ho anche disegnato per United Pets un simpatico abbeveratoio per cani di nome Elizabeth…”.
L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.
Project Director RITA BAIGUERA
Graphic Designer CRISTINA ZANACCHI
Stefania Vitale
Caporedattrice
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