Prima e dopo, nuove abitudini e tendenze per il periodo più dolce e luminoso dell’Anno
Sono quasi 200 i Paesi nel Mondo nei quali non si festeggia il Natale: la tradizione cristiana di questa festa in realtà coinvolge però anche Paesi che non professano tale religione e non celebrano la natività di Gesù, ma si allineano ad alcune delle usanze del periodo.
Dallo scambio di doni all’accensione dell’albero, dalla convivialità familiare alla solennità del rito: le tradizioni si tramandano e si modificano, nei diversi territori.
Il Natale, comunque lo si festeggi, rappresenta – in particolare per i Paesi Occidentali – una grande opportunità di business: le aziende propongono promozioni e offerte speciali, packaging e gadget a tema. Da Halloween al Black Friday, vi sono più “ricorrenze” di matrice americana, che in parte cannibalizzano le vendite storicamente concentrate nel periodo prenatalizio. Gli economisti definiscono questa dilatazione temporale “Christmas creep”, prolungamento del brivido del Natale.
Se negli Stati Uniti il 25% di tutti gli acquisti personali è concentrato nel periodo natalizio, il nostro settore della pasticceria conferma che addirittura il 40% del fatturato si realizza in quella fase dell’anno, con conseguente necessità di organizzare investimenti e maestranze per far fronte all’elevata stagionalità.
Dopo due mesi di panettoni e leccornie sugli scaffali del supermercato, di pacchetti dorati e pupazzetti rossi sulle vetrine, scatta dunque il periodo del riciclo doni: un Natale lungo lungo, che non finisce mai.
L’articolo continua su DENTROCASA in edicola e online.
ing. Lisa Zanardo
Top Performance Consulting Consulenza d’Impresa
Seguici su