A confronto con l’artista che celebra quarant’anni della sua variegata carriera
Dario Ballantini, nato a Livorno nel 1964, svolge l’attività pittorica e quella teatrale di trasformismo.
Nel suo studio le opere ti mettono subito a tuo agio, diventano familiari come se tu le avessi frequentate da sempre. Per questa familiarità che sento, mentre osservo le sue opere, mi permetto di fare un gioco con Dario.
L’artista parla di alcune sue opere, tra cui “Ne Consegue”: “Delle opere relativamente recenti questa è una delle più importanti. Ho provato un forte senso di libertà nel comporla. Una voglia di prendere appunti e buttarli giù così, come venivano, come se fosse il progetto di un approccio alla vita fatto di tante possibilità, ognuna con i propri pro e contro ma estremamente attraenti. Trovo simbolici di questo aspetto, i due piedi così differenti tra loro e l’occhio che addirittura osserva oltre, come se non gli bastassero le già numerose opzioni valutate”.
“Quel Sentire” è forse un suggerimento di abbassare lo sguardo per sentire l’emozione che traspira tra la pennellata molto decisa e la carica esplosiva dei colori o il soggetto stesso. “Ci sono opere che posseggono una specie di valore aggiunto. Questa è una delle mie preferite perché ha cambiato atmosfera al momento in cui ho dipinto gli occhi che hanno dato il senso a tutto. Senza dubbio può considerarsi malinconico ma è come se fosse più vivo degli altri…”.
Quest’anno Dario Ballantini festeggia il quarantesimo anno della sua carriera artistica. Teatro – Televisione – Radio – Cinema – sono le sue passioni che ci ha trasmesso in questi anni. Chi l’ha visto in queste vesti di trasformista ne conosce il valore.
Gianbattista Bonazzoli
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