La costante ricerca di simboli e sensazioni surreali da scoprire e decifrare dell’artista Sabina Elena Dragomir.
Sabina Elena Dragomir ha 29 anni, è nata a Brasov (Romania) ed è PhD in Arti Visive (Magna Cum Laude – Università di Arte e Design Cluj-Napoca, Romania).
Questa volta scelgo di lasciar parlare direttamente l’artista senza interrompere il flusso narrativo, senza ostacolare la creatività e l’atmosfera magica che si era creata quel giorno.
“Un giorno normale della mia vita è creazione. Cerco sempre di dare forma alle idee o ai pensieri che si agitano nella mia testa. Ci sono impulsi che cercano di catturare una voce, più o meno forte: per me è importante far suonare questa voce, mettere in funzione ruote che attivano un meccanismo.
Cosa significa per me creazione? Dalla preparazione del caffè del mattino, alla scelta di andare in studio cercando un nuovo percorso in città, dalla fuga dalla monotonia, alla realizzazione di un dipinto stesso.
Lavoro a tempo pieno nel mio Atelier, lo faccio da quando ho iniziato questo viaggio artistico. E questo significa in pratica da 15 anni.
Sono un’artista in continua formazione e sono estremamente curiosa di incontrare l’ignoto, di scoprire persone e luoghi nuovi, di sperimentare. La mia personalità e il mio modo di essere sono strettamente correlati con una geografia delle cose che non tutti riescono a percepire. La personalità in generale di ognuno è storia e geografia. Non studiando questi aspetti non puoi leggere nessuno.
Sono una giovane artista nata, cresciuta e formata nell’Europa dell’Est, in Romania. Un terreno estremamente fertile in termini di arte e coraggio di creare o, al contrario, di distruzione per dar vita a qualcosa di nuovo: è il coraggio di vivere e di partorire.
Così potrei descrivere, in poche parole, l’ambiente che mi ha formato come artista: tanto esercizio, dedizione al lavoro creativo, serietà e professionalità.
Questa voglia di esplorare e trovare nuovi stimoli mi ha portato in Italia, dove da un anno e mezzo continuo la mia attività. Il mio interesse, in termini di creazione artistica personale, è l’introspezione e l’intimità della memoria, un fatto riconoscibile da ognuno di noi. Come quei sogni che tutti noi viviamo e che, attraverso certi simboli, cercano di portare alla luce un sentimento, un certo stadio emotivo, più o meno duraturo nella nostra vita. Darci dei segnali.
Proprio come quel sogno in cui voliamo o nuotiamo nell’aria, qualcosa di innaturale nella realtà, ma che molti di noi sono riusciti a vivere grazie all’attivazione del subconscio.
È esattamente quello stato che sto cercando di definire nella mia pittura. Un collage di simboli, situazioni a volte surreali che devono essere lette, decifrate da ogni spettatore.
I miei personaggi non hanno un’identità precisa, lascio una grande dose di mistero e sembra che mi sia fermata prima della fine. Di solito non fornisco esplicazioni accanto ai dipinti che creo, mi piace il confronto diretto con lo spettatore, scoprire l’esperienza e la sensazione che l’immagine offre”.
“Spetta all’uomo moderno, diremmo “risvegliare” questo inestimabile tesoro di immagini che porta in sé; risvegliare le immagini, contemplarle nella loro purezza e appropriarsi del loro messaggio.
La saggezza popolare ha spesso affermato l’importanza dell’immaginazione per la salute dell’individuo stesso, per l’equilibrio e la ricchezza della sua vita interiore”. (Mircea Eliade, Immagini e simboli, 1994).
Gianbattista Bonazzoli
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