Colonna è una fucina, dominare il caos che lo pervade non è cosa facile. Si racconta alla nostra rivista
23 minuti netti separano il caos della capitale dal resort di Antonello Colonna a Labico. Un progetto ambizioso quello del primo vero chef star della storia italiana. Qui in un luogo dalle geometrie severe troverete tutto quello che una mente colta ed alla ricerca del bello può desiderare: arte antica, modernariato, materia prima, cucina eccellente, relax, natura.
Entrando in questo hangar monolitico si ha la sensazione come di essere sospesi in una realtà parallela, dislocata in qualsiasi posto del mondo. La campagna laziale di Labico resta idealmente chiusa fuori dalla porta rossa, lontana anni luce. Resta il silenzio che muove le alte spighe di grano disseminate di papaveri.
12 suite, francescane, semplici con orto privato e con il confort ultramoderno della contemporaneità e pezzi di modernariato iconici a ricordare che, come dice il patron, “il design per me si è fermato agli anni 70”. La piscina scura dislocata sul tetto di questa struttura monolitica, costantemente riscaldata, rappresenta un plus irrinunciabile assieme alla Spa interna che consente a questo spazio di essere perfettamente sufficiente a sé stesso.
Nulla sarà più necessario arrivando qui ed attraversando le campagne laziali. Il resort nella sua accezione più intima, di “rifugio lontano dalla propria quotidianità” riuscirà ad esaudire ogni desiderio di relax, rigenerazione mentale e fisica con un occhio di riguardo al buon cibo.
Che valore hanno per un uomo famoso come te i riconoscimenti sociali? I riconoscimenti mi fanno sempre piacere, questo è innegabile, l’importante è dimenticarli subito dopo averli ricevuti.
La tua vita professionale è stata piena di esperienze, opportunità ed incontri. Che valore ha per te il ricordo? Tutto parte dal ricordo. Per me quello che conta davvero è risvegliare nei miei ospiti il ricordo di qualcosa di vissuto nel passato.
La scelta di uno spazio come quello del resort, monacale, vuoto, sospeso quasi onirico, da cosa parte? Il mio architetto Francesco Aniello è dissacrante nel dire che questo posto non è architettura e se chiedessimo a lui come a me cosa sia questo posto, lui ci suggerirebbe di dirlo con due parole. Lo potrei definire in due modi: innanzitutto come l’estratto del nulla, ma anche come l’estratto della mia rabbia. La forza della rabbia ti porta ad andare oltre, alla ricerca continua di nuovi obiettivi.
Abbiamo parlato tanto dell’uomo Colonna, delle scelte stilistiche, architettoniche, ma non dimentichiamoci le tue origini di chef in primis. Quale è la tua identità culinaria? Di sicuro la mia cucina parte dal territorio, con una interpretazione che non è rivisitazione. Io prendo un piatto, lo analizzo, lo smonto e lo rimonto a seconda della mia interpretazione. Uno dei miei menu si chiama il MARE DI ROMA…
L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.
Intervista MIKLA SAGGESE
Project Director RITA BAIGUERA
Graphic Designer CRISTINA ZANACCHI
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