A confronto con l’artista che racconta i segni della desolazione di un uomo disorientato e perso.
Federica Frati è un’artista, pittrice e disegnatrice classe 1977. Vive e lavora a Brescia. Si racconta così alla nostra rivista DENTROCASA:
“Si dice che chi nasce il giorno di Natale sia un insolente perché venuto al mondo lo stesso giorno di nostro Signore. Cristo punisce questo essere umano maleducato, costringendolo a uscire da sé, a trasformarsi in animale, in licantropo, facendo sì che si allarghi agli aspetti più istintivi e sensuali della vita.
Mi sono formata durante il liceo artistico e, dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera per soli due anni, ho gettato la spugna e non ho più toccato una matita per circa dieci anni. Nel frattempo ho studiato alla facoltà di Lettere e Filosofia di Milano e mi sono rimpinzata di sogni e immagini meravigliose.
Lo studio vero ha risvegliato la mia creatività e mi ha suggerito una buona parte delle idee oggi presenti nelle mie opere.
Lo studio vero ha risvegliato la mia creatività e mi ha suggerito una buona parte delle idee oggi presenti nelle mie opere.
Gli altri eventi che mi hanno permesso di fare l’artista sono stati: l’incontro con mio marito, che ha creduto nel mio lavoro molto più di me e la conoscenza del prof. Luciano Pea, che con generosità smisurata mi ha insegnato l’arte incisoria (e non solo). Così ho iniziato a incidere il legno realizzando le prime xilografie, pratica che mi ha accompagnata in questi anni, confluendo nel progetto dei Tarocchi, carte esoteriche che non verranno mai lette.
La durezza del legno dà vita a immagini che si discostano dalla necessità di descrivere il reale e mostrano il desiderio di reinterpretarlo, soffermandosi sulle deformità. Protagonista assoluto sono i segni, nervosi, allargati, squarciati da lunghi tempi di posa nell’acido. La mano “da taglialegna” mi ha portata a creare segni sempre più aggressivi, conducendomi verso la scoperta di un’altra tecnica straordinariamente interessante: il disegno monotipico.
L’opera che nasce da questo processo è un pezzo unico, fresco e vibrante, capace di captare ogni gesto e minima pressione, dando spazio anche ad un margine di casualità. La stampa monotipica è un’altra tecnica che ho iniziato a sperimentare, dipingendo una matrice e stampandola su carta velina, mediante il torchio calcografico.
Incollo poi questi brani di carta su disegni monotipici. La mimesi per me è solo un punto di partenza. Questa scelta è stata decisiva e anche difficile da fare in quanto la copia del reale è una pratica rassicurante; diverso è produrre delle immagini che, solo evocando la realtà, mantengano una loro forza e coerenza. Opere realizzate con questa tecnica sono gli Healers, gli Eaters, i Minotauri e tutta la serie di Cold Sky e Medea.
L’oggetto della mia indagine è la precarietà dell’esperienza umana, la finitezza dell’uomo e la desolazione che ne deriva in un tempo in cui il Mito è decaduto. La paura dell’Inferno ricordata nelle scene del “Giudizio” delle controfacciate delle cattedrali romaniche è venuta meno e l’essere umano non ha più appigli, guide, consolazioni.
Ecco, questi argomenti io li narro mediante un segno sguaiato e sudicio” conclude Federica Frati.
Gianbattista Bonazzoli
bonazzoli99@gmail.com - cell. 328 3465
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