Nell’immagine sopra: Silvestro Lega, “Le bambine che fanno le signore” 1872, olio su tela, cm60x100, Viareggio, Istituto Matteucci
A Palazzo Zabarella di Padova una mostra sull’opera del movimento artistico ottocentesco
L’anelito di una bellezza semplice, autentica, spontanea. Il valore del quotidiano che si fa identità e ragione, ritratto di un Paese, della sua gente e dei suoi costumi.
La pittura dei Macchiaioli è racchiusa in un’idea di pienezza, che mira a cogliere il valore del gesto, dell’attesa, della ritualità dei giorni. È un’arte centrata chiaramente sull’uomo, sulle sue abitudini, sulle sue battaglie, ma anche sulla forza e il coraggio di rialzarsi a fronte di ogni piccola sconfitta.
Oggi il messaggio di questo movimento artistico è rivissuto con intensità nella splendida mostra dal tema appunto “I Macchiaioli.
Capolavori dell’Italia che risorge”, allestita a Palazzo Zabarella di Padova e visitabile fino al prossimo 18 aprile. Qui si vive la stagione di un Paese che stava inseguendo un nuovo domani parallelamente alla realizzazione della propria unità. Un’Italia che voleva rinascere, riscoprirsi, lottare per nuovi ideali e che curiosamente si affianca al Paese di oggi, quello che sta strenuamente impegnandosi per uscire dalla pandemia del Covid-19.
Nell’ottica dei Macchiaioli, operanti soprattutto in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento ma con all’attivo anche membri provenienti da altre parti d’Italia, il focus non va sui modelli classici o mitologici, bensì sugli input derivanti dalle correnti artistiche contemporanee del resto d’Europa e in particolare dalla Francia.
A creare l’immagine è la luce che, colpendo gli oggetti, torna all’occhio sotto forma di colore: come singole macchie, accostate e sovrapposte ad altre macchie che danno vita ad una figura inedita, accorata, diretta. Protagonista della scena è invece l’uomo qualunque, i suoi sforzi e le sue faticose conquiste, anche in campo civile, e spesso a stretto contatto con una natura complice e distensiva.
Nell’esposizione di Padova sono di scena grandi nomi della corrente artistica dei Macchiaioli, vedi Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Giovanni Boldini e Telemaco Signorini, ma anche personalità meno conosciute che il pubblico ha così l’occasione di scoprire e apprezzare.
Accanto quindi ad opere più celebri, come “L’elemosina” o “Il merciaio di La Spezia”, si potranno così ammirare quadri ancora non abbastanza valorizzati, oggetto fra gli altri di una rinnovata indagine scientifica.
L’intento è quello di dare lustro pure a personaggi che hanno sostenuto l’opera dei maestri agendo per lo più dietro le quinte, come colleghi pittori o mecenati.
Preziosi complici di un’arte che ama la vita e le sue espressioni più genuine, come il sole, le nuvole, i panni stesi o i balconi fioriti.
Macchiaioli è il termine dapprima affibbiato al movimento con connotazione negativa, a significare una pittura ridotta ad abbozzo, non del tutto definita, ma successivamente assunto di buon grado dagli stessi componenti della scuola, a sottolineare lo spirito di rinnovamento della nascente arte italiana.
Trapela così un’emozione vivida, “luminosa,” rivelatrice di un’anima, quella appunto dei Macchiaioli, attaccata alla propria terra e che per essa si spende senza risparmiarsi. Una promessa di vita che scorre a tutto campo tra le vene di un Paese in crescita, in cerca dell’emozione di un incanto, della libertà di una visione nuova, fra la cultura, il progresso e il soffio vitale sprigionato da un sano eroismo. Una sete di luce che tanto si addice anche ai nostri giorni.
fino al 18 aprile 2021*
*Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19.
Stefania Vitale
Caporedattrice
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