Achille Castiglioni, dalla monografica della Triennale al successo dei pezzi all’asta
nell’immagine: Achille Castiglioni e Imperiale, 1983; Achille e Piergiacomo Castiglioni, Sedile, Mezzadro, 1957, Zanotta (1971) – Photo credit Casali Courtesy, Fondazione Achille Castiglioni.
“Un buon progetto nasce non dall’ambizione di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo, con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato”.
Con queste parole Achille Castiglioni, nelle aule del Politecnico, descriveva il suo lavoro, quello del designer, lasciando sì il segno sui suoi allievi, gli aspiranti designer dell’indomani. Progettista dal linguaggio semplice e asciutto, ma carico di ironia e curiosità, oggi Achille Castiglioni è tra i capisaldi del design italiano e uno dei nomi più ambiti per collezionisti e appassionati di tutto il mondo.
E a cento anni esatti dalla sua nascita la Triennale di Milano lo ricorda con una mostra antologica che in sé racchiude l’essenza del suo genio e della sua innovazione. Visitabile fino al 20 gennaio, l’esposizione a cura di Patricia Urquiola e Federica Sala, analizza l’opera del progettista in maniera trasversale, dal design all’architettura, dagli allestimenti alle mostre. Tra i pezzi esposti troviamo i più importanti progetti e i più celebri oggetti di arredo, come le lampade Parentesi, Arco, Toio o la famosa seduta Mezzadro.
In queste creazioni sta la sua rivoluzione, come afferma Stefano Boeri nel suo libro “Fare di più con meno”, scritto con Ivan Berni e dedicato ai fratelli Castiglioni. Nelle opere di Castiglioni – spiega Boeri – si può ottenere una forte innovazione sociale e culturale con l’uso di poche risorse, purché si tratti di un uso creativo.
“Quando Achille Castiglioni, insieme al fratello Pier Giacomo, “trova” e assembla in modo assolutamente imprevedibile un pezzo di marmo, un tubo di acciaio e un piccolo lampione, ciò che ottiene non è la semplice somma di tre elementi, ma una moltiplicazione dei loro effetti: sorprendente, rivoluzionaria, quasi magica”.
È così che Boeri descrive la nascita della lampada Arco. “Credo sia proprio questo intreccio tra creatività e ciò che oggi chiamiamo “l’infraordinario” a fare dell’operato di Castiglioni una delle tre anime del design italiano accanto a Ettore Sottsass e Enzo Mari” conclude l’architetto.
Gli elementi di arredo firmati da Achille Castiglioni sono ricorrenti nelle aste italiane: ricordiamo i successi della scorsa primavera da Cambi per le lampade Taccia e Arco, rispettivamente battute a 1.300 e 1.100 euro, superando la stima preasta. Mentre nel giugno 2016 da Il Ponte è andata all’incanto la lampada Toio, assegnata per 360 euro. Pezzi iconici proposti a cifre tanto accessibili da suscitare il desiderio di tutti gli appassionati.
E dato che le feste sono alle porte e le due maison del Belpaese si preparano alle loro aste invernali di design, in calendario il 12 dicembre da Cambi a Genova e il 20 e 21 da Il Ponte a Milano, non resta che sfogliare i cataloghi e sperare che qualche bel pezzo, magari firmato Castiglioni, possa finire sotto il proprio albero di Natale.
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di Greta Beretta
greta.beretta@virgilio.it
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