Un isolante vegetale con un basso impatto ambientale. I vari tipi di lavorazione previsti per la sua produzione.
Proseguo con la presentazione di alcuni tipi di isolanti che rientrano nella categoria di quelli vegetali “naturali”. In questo articolo presento, in particolare, la fibra di legno un’isolante vegetale, con un basso impatto ambientale.
Si produce partendo dallo scarto di lavorazione del legno, che provenga sia dal taglio dei boschi che dagli scarti di lavorazione delle segherie. Per un maggiore rispetto ambientale è opportuno che la fibra di legno sia accompagnata da una certificazione come la F.S.C., acronimo di Forest Stewardship Council, che garantisce un modo di gestione corretto e responsabile in linea con rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Pertanto, al pari del sughero di cui ho scritto nell’articolo del mese scorso, è un materiale idoneo all’utilizzo anche in edifici con certificazioni energetiche che tengono in considerazione l’impatto ambientale dei materiali. La produzione della fibra di legno prevede una serie di lavorazioni che partono da quelle meccaniche per il taglio, quindi la trinciatura e sfibratura degli scarti di legno. Successivamente si scelgono due diversi metodi di produzione. La fibra di legno si trova in commercio sotto forma di pannelli e sfusa per insufflaggio. Deve essere stoccata in ambienti secchi e durante la posa non deve venire in contatto con liquidi. In commercio si trovano anche pannelli che sono trattati con idrorepellenti. Quindi i pannelli possono essere usati per la realizzazione di cappotti esterni, o in forma di fibre sfuse per il riempimento di intercapedini con la tecnica dell’insufflazione.
Dal punto di vista igrotermico, la fibra di legno offre buone prestazioni con capacità isolanti che sono inversamente proporzionali al suo peso, ma proprio i pannelli a più alta densità offrono una capacità di sfasamento delle temperature molto utile in estate e nel clima mediterraneo. Il suo comportamento al fuoco è classificato in Classe E in una scala che va da A1 incombustibile a F combustibile altamente infiammabile, ma sono reperibili sul mercato prodotti che si comportano meglio al fuoco grazie all’aggiunta nell’impasto di prodotti che limitano la propagazione della fiamma.
Andrea Pietro Capuzzi - Ingegnere
Consulente Casa Clima - info@studiocapuzzi.it - studiocapuzzi.it
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