La resistenza alle azioni statiche e a quelle dinamiche. La normativa di riferimento è stata aggiornata lo scorso anno.
In questi mesi ho affrontato i temi dell’efficienza energetica negli edifici illustrando la tecnica e la tecnologia per raggiungerla. Un argomento altrettanto importante è quello della sicurezza delle strutture, la cui normativa di riferimento è stata aggiornata lo scorso anno con le N.T.C. 2018. Il compito degli elementi strutturali è quello di resistere alle azioni statiche (ad esempio il peso proprio della struttura) ed a quelle dinamiche (ad esempio vento e terremoto).
Per assolvere a questi compiti è indispensabile che la struttura sia ben progettata e realizzata. I materiali da costruzione più diffusi, usati per gli elementi strutturali, sono la pietra, il legno, i laterizi, l’acciaio e il cemento armato. Volendo semplificare gli edifici vengono costruiti con struttura in muratura portante o a telaio: in entrambi i casi devono resistere alle sollecitazione prima descritte. Un argomento di grande attualità è quello della resistenza degli edifici al terremoto.
Gli eventi sismici che si verificano in Italia provocano spesso il crollo dei fabbricati, causando la morte ed il ferimento di molte persone e determinando ingenti danni alle attività economiche. Queste conseguenze portano quindi sempre più spesso a valutare la resistenza sismica degli edifici in cui viviamo e lavoriamo. Indicazioni su come costruire in zona sismica furono pubblicate in Campania già nel 1600, a seguito di un grave terremoto.
Dopo quattro secoli le normative, la tecnica e la tecnologia hanno fatto passi da gigante. Ciò che è migliorato è anche la conoscenza della pericolosità del territorio, la cui mappa è in continuo aggiornamento. Pertanto, zone non ritenute pericolose lo possono divenire. È possibile osservare la pericolosità sismica sulla mappa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove il rischio sismico va da 4 a 1. La 4 è la zona meno pericolosa dove i terremoti sono rari. Nella zona 3 possono verificarsi forti terremoti, ma raramente.
Nella zona 2 possono verificarsi forti terremoti, infine la zona 1 è la più rischiosa. La normativa vigente pone l’obbligo che vengano costruiti edifici resistenti al sisma, ma è anche possibile intervenire su quelli esistenti. Le soluzioni tecnico-tecnologiche che si possono adottare sono svariate e dipendono da come è stato costruito un fabbricato e dalla sua localizzazione. Pertanto va fatto uno studio approfondito dell’edificio sia documentale, sia attraverso rilievi e saggi.
La tecnica applicata è quella di collegare i vari componenti della struttura (travi, pilastri, ecc.) tra loro, rinforzando o costruendone di nuovi. L’obbiettivo che ci si prefigge è quello di avere un miglioramento o un adeguamento alla normativa, quest’ultimo non sempre raggiungibile per gli edifici esistenti. Per le attività produttive un edificio che resiste al terremoto può consentire di preservare sia la vita umana, sia la produzione, quindi la sopravvivenza dell’azienda. Gli interventi sulle strutture finalizzati al miglioramento sismico beneficiano di interessanti bonus fiscali.
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Andrea Pietro Capuzzi
Ingegnere
Consulente Casa Clima
info@studiocapuzzi.it
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