Il risparmio energetico: provvedimenti normativi ed interventi tecnici.
Il primo giudizio che diamo ad un edificio è fortemente influenzato dal nostro gusto: forma, colore, contesto, dimensioni, fruibilità e molti altri parametri. Successivamente sarebbe però opportuno valutare cosa c’è “sotto la pelle” prendendo in considerazione criteri quali solidità, durabilità, costi di gestione, conservazione del valore, comfort e impatto ambientale. Caratteristiche che, a prima vista, possono apparire poco misurabili, ma che, se esaminate “tessera per tessera”, possono portare alla composizione del puzzle. Tratterò di questo nella rubrica che vado ad inaugurare prestando particolare attenzione all’aspetto eco per quel che riguarda edifici da costruire, da ristrutturare, ampliare ed efficientare. Gli argomenti saranno svariati: tra essi anche qualche luogo comune che vedremo non avere alcun fondamento scientifico.
Come ad esempio: le pareti respirano, gli spifferi sono salutari, troppo isolamento fa male, le case ecologiche sono solo quelle nuove, sembrano delle scatole e sono costruite solo con un certo tipo di materiale, isolare da dentro è facile. Veniamo alle ragioni che ci spingono a rendere energeticamente efficiente un edificio. La richiesta di energia per riscaldare gli edifici ha un’incidenza del 40% rispetto alla totale utilizzata in tutte le attività umane, inclusi industria e trasporti.
Le origini che hanno portato ad emanare leggi sul risparmio energetico hanno avuto motivazioni diverse nel tempo. Infatti, se prima esisteva un obiettivo economico come quello della famosa legge 373 del 1973, emanata in piena crisi petrolifera (qualcuno si ricorda senz’altro le domeniche senza auto), in seguito le norme sul risparmio energetico sono state originate da motivazioni ambientali, visto il grande impatto degli edifici sul consumo energetico, con la produzione di CO2 e, di conseguenza, sull’aumento della temperatura media della Terra.
Due eventi mondiali in particolare hanno avuto come oggetto le variazioni climatiche e sono: la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici UNFCCC, firmata a Rio de Janeiro nel 1992 e, nel 1997, il famoso Protocollo di Kyoto, in Giappone, che stabilisce tempi e procedure per realizzare gli obiettivi del trattato di Rio de Janeiro. Dal 2005, data di entrata in vigore del Protocollo di Kyoto le normative hanno imposto edifici sempre più efficienti, fino agli attuali, a consumo quasi zero. La maggior parte delle abitazioni italiane ha un consumo che va da 17 a 20 metri cubi di metano per metro quadro l’anno che equivale, per un appartamento da 200 metri quadrati, ad una spesa annua di circa 4.000 euro, mentre, per le attuali costruzioni di pari dimensioni, si spende meno di un decimo l’anno.
Sì, avete letto bene, meno di un decimo! Un salto di prestazioni di questo tipo ha necessariamente comportato una rivoluzione tecnico-tecnologica nella costruzione degli edifici, dove entra in gioco la capacità di tutte le figure, a partire dal progettista, di dialogare fra loro e far dialogare i vari componenti dell’edificio (strutture, isolamenti, serramenti, impianti, finiture).
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Andrea Pietro Capuzzi
Ingegnereo
Consulente Casa Clima
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