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Tra i tetti della Serenissima, un palazzetto trova nuova vita dopo un accurato ed elegante restauro conservativo.
ph oliver c. haas testo roberta angelini
Il Canal Grande è lì poco lontano, ma la calle di accesso stretta e silenziosa lascia alle spalle le orde di visitatori; siamo nel cuore della Serenessima, dove è ancora possibile vivere una dimensione umana. Dalla piccola calletta, varcando la porta del palazzetto si accede subito a questa discreta e inaspettata abitazione. Lo spazio si articola su due livelli. Vissuta come casa di famiglia per molto tempo, è stata successivamente ridisegnata per rispondere alle esigenze di una seconda casa. Dal piano terra la prima rampa di scale, già esistente, porta al primo livello, dominato da un ampio open space molto flessibile nelle funzioni, dove la luce inonda lo spazio. La ristrutturazione è stata curata dall’architetto Maura Manzelle, la quale da subito ha individuato le priorità dei proprietari optando per un impianto distributivo che rendesse più fluidi gli ambienti e che garantisse quiete, ordine, luminosità e soprattutto autonomia ai componenti della famiglia e agli ospiti. “Siamo intervenuti in questo modo – racconta l’architetto – per rispettare le autonomie richieste. Abbiamo spostato la scala interna per poter svincolare il grande soggiorno a open space e dare integrità alla lunga parete che percorre lo spazio per tutta la sua lunghezza, rifinita a calce ed illuminata da luce radente. Nel sottotetto sono state ricavate due stanze per i ragazzi, che si affacciano sul soggiorno sottostante con vetrate inclinate: qui gli esigui spazi sotto le falde del tetto sono stati recuperati con l’inserimento di armadiature. La nuova scala con gradini a “pappagallo” che conduce a questo piano è realizzata a disegno, come un vero arredo totalmente in legno Iroko. I bagni sono stati completamente rinnovati, rispettando le dimensioni e le geometrie concesse dalla casa storica, tutti rivestiti in tessere di mosaico vetroso” conclude l’architetto. Il bianco domina incontrastato, nelle rifiniture delle travature del tetto e nelle doghe del pavimento. Gli abbaini consentono una cascata di luce zenitale e dalle piccole finestre si gode un’emozionate vista sui tetti di Venezia. Minimale l’arredo, sapientemente equilibrato tra pezzi di design contemporaneo e antichi mobili di famiglia, pochi ma precisi; l’insieme risulta spontaneo, lo scenario ideale per una giovane famiglia dallo spirito nomade.
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