In copertina: Depero, Martellatori, 1923 (ricostruzione 2000), Mart
Al Mart di Rovereto una mostra sullo straordinario patrimonio artistico-culturale dell’artista trentino.
Fortunato Depero è un’esplosione di dinamismo, un vorticoso flusso di energia, una scarica di entusiasmo senza soluzione di continuità tra un linguaggio e l’altro. Pittura, design, moda, pubblicità… Depero è “arte totale”, forte di una produzione che non conosce limiti o ambiti d’azione.
L’attitudine alla sperimentazione lo rende infatti precursore di nuovi traguardi in una continua vertigine di ironia e stupore che va a sovvertire le più comuni leggi della comunicazione a tutto tondo. In quest’ottica Depero amava “mischiare le carte” intuendo in anticipo il filo rosso che lega il prodotto creativo al consumo, ribellandosi cioè all’idea dell’arte come valore assoluto.
A rendergli omaggio in questo periodo è il Mart di Rovereto che, a circa vent’anni dall’inaugurazione, gli dedica una grande mostra dal tema Depero New Depero con l’obiettivo di mettere in evidenza la straordinaria attualità del suo messaggio.
La location non è casuale, dato che Depero (1892-1960), originario di Fondo, in Val di Non, ha lasciato al Comune di Rovereto circa 3000 oggetti, fra i quali buona parte della sua eccentrica produzione. Intorno al 1957, infatti, l’artista ha realizzato, proprio a Rovereto, la Galleria museo Depero, successivamente restaurata e ampliata, per poi aprire nel 2009 con un altro nome: Casa d’Arte Futurista Depero, in memoria dell’officina fondata nel 1919 e chiusa negli anni Quaranta.
La nuova veste è un formidabile viaggio nelle meraviglie del tempo e nel genio visionario dell’artista, tra mobili, sedie, tavoli e lampade che fanno pensare agli splendidi interni di un’abitazione, ai quali si è aggiunto svariato materiale d’archivio.
Un’eredità di indubbio spessore che, nel tempo, ha influenzato inevitabilmente anche le scelte espositive del Mart trasformandosi in un patrimonio in continuo divenire.
Ultima tappa del progetto di valorizzazione del “capitale” di Depero è proprio la mostra curata da Nicoletta Boschiero, con allestimento dello studio Baldessari e Baldessari, che esalta la relazione tra l’artista e l’architettura che lo ospita.
Cinque le aree tematiche nelle quali si articola: Introduzione, Ricostruzioni, Effetto Depero, America, Museo e Conservazione/Educazione. Partendo dalla grande influenza che l’opera di Depero avrà su arte, editoria e design, dagli anni Settanta in poi, l’esposizione ripropone anche i rifacimenti di due scenografie che erano andate originariamente perdute – i Balli Plastici e Le chant du rossignol – documentando in tal senso lo straordinario contributo dato pure al teatro.
La fortuna di Depero passa dalla doverosa “riabilitazione” del Futurismo ottenuta grazie a due mostre tenutesi negli anni Ottanta: Ricostruzione futurista dell’universo (1980) e Futurismo & futurismi (1986).
La sua eco, una vera e propria onda anomala di inventiva e genialità, si propagherà poi fino a raggiungere anche grandi nomi del design italiano e internazionale, come Alessandro Mendini e Ettore Sottsass.
Meritano un “capitolo” a parte i trascorsi newyorkesi che tanto hanno contribuito a fomentare la versatilità artistica e lo slancio immaginativo dell’artista, tra l’impatto con l’architettura dei grattacieli e il fermento di una realtà artistico-culturale in perpetua evoluzione.
Nella Grande Mela Depero si è messo in luce tra mostre personali, realizzazioni di ambienti per la ristorazione, studi di scena, costumi e soprattutto copertine per riviste del calibro di Vogue, Vanity Fair o The New Yorker.
Una produzione che si dilata e si rinnova nel confronto continuo con dimensioni-altre rispetto alle proprie origini. Un uragano di stupefazione che permea le tante accezioni del presente, fra citazioni del passato e mirabili anticipazioni del futuro.
Fino al 13 febbraio 2022
* Giorni di apertura e modalità di visita della mostra seguono le disposizioni governative in tema di contenimento del COVID-19.
Stefania Vitale
Caporedattrice
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