Focus sull’architetto che nelle sue ville interpreta e vince il conflitto di un moderno dualismo, omaggiando grandi maestri dell’arte e dell’architettura
L’architetto milanese Pier Solieri conquista il panorama architettonico contemporaneo grazie alla progettazione e alla costruzione di eleganti ville. Su queste pagine si ripresenta descrivendo il suo stile attraverso parole e immagini delle sue creazioni, tra cui una recente villa sul mare, sull’isola di Albarella, in provincia di Rovigo.

Architetto Solieri, qual è stato il punto di partenza nella progettazione di questa dimora?
Come solitamente accade, anche in questo caso l’atto creativo si genera dal disegno e dagli schizzi, per prima cosa della copertura del tetto, poi dell’architettura e del conseguente riflesso sull’acqua; ma la creatività nasce anche dalla mia personale propensione a riferirmi ai miei grandi maestri.
Partendo, infatti, dalla pensilina rastremata che è tagliata a 45 gradi e che è già un po’ la mia firma, gli elementi lecorbusieriani si percepiscono non solo nell’uso del bianco e dei pilottini di appoggio, ma soprattutto nell’adozione dei principi della facciata libera, in cui prevalgono i vuoti e in cui il pilastro angolare è l’elemento portante che permette di svuotare i volumi.






Nello scenario storico gli artisti Gio Ponti e Le Corbusier sono già nomi importanti; oltre a loro, a quali altri architetti si ispira?
Se da un lato mi sento attratto da Le Corbusier e dagli stilemi e dallo slang della moderna architettura milanese degli anni ’60, dall’altro resto affascinato anche dalla corrente artistica dettata da grandi maestri europei, in particolare da Richard Joseph Neutra e Rudolph Schindler, architetti viennesi trasferitisi in America e fautori dello stile internazionale americano in materia di ville, dalle grandi facciate e dalle grandi piscine.

In che modo le sue ville esprimono la sua firma e in che cosa si differenzia il suo stile?
La mia firma è nella combinazione tra indoor e outdoor. Le mie architetture sono come “un guanto di rovescio”: come il rovescio di un guanto riflette il diritto, così quando inizio il progetto, partendo dagli interni, la facciata ne diventa deduttivamente il suo riflesso. Di conseguenza, dentro e fuori si parlano e combaciano: se la facciata è vuota, anche internamente prediligo elementi che aprono gli spazi, come la scala, i cavedi e i buchi di luce.
piersolieri.com
Project Director Rita Baiguera
Graphic Designer Cristina Zanacchi
Intervista Anna Zorzanello
L’intervista continua su DENTROCASA in edicola e online.
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