nell’immgine: Théophile Alexandre Steinlen, Le Chat noir, 1898, Litografia a colori, 93,2×64,4 cm – Private collection, London • Eugène Grasset, Extravangance, 1897 Litografia a colori, 134×47,5 cm Gretha Arwas Collection, Londra (UK) © Arwas Archives • Georges de Feure, Affiche pour la 5e exposition du Salon des Cent, 1894 Litografia a colori, 65×42,7 cm Gretha Arwas Collection, Londra (UK) © Arwas Archives • Alphonse Mucha, Job, 1896 Litografia a colori e doratura, 59×44,5 cm Gretha Arwas Collection, Londra (UK) © Arwas Archives • Alfredo Muller, Les Paons, 1903 Litografia a colori, 68,5×158 cm Private collection, London.
Alla Reggia di Venaria Reale splendide creazioni ispirate alla corrente di fine Ottocento.
Un’immagine nuova dell’arte. Un’immagine ispirata ad una bellezza libera e raffinata che abbraccia i campi delle arti applicate e dell’architettura.
L’Art Nouveau, nata in Francia tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento, ha rivoluzionato canoni e modelli estetici diffondendo il suo verbo a livello internazionale. L’esplosione di linee dolci e sinuose, in un quadro complessivo di compostezza ed eleganza, si sviluppa attraverso criteri legati a motivi vegetali e forme estremamente stilizzate. E non poteva esserci sede migliore della splendida Reggia di Venaria Reale (To) per ospitare la mostra dal tema appunto “Art Nouveau. Il trionfo della bellezza”, visitabile fino al prossimo 26 gennaio.
L’esposizione traccia un chiaro percorso sulla nuova valenza assunta da elementi decorativi e non, siano essi manifesti, pitture, sculture o mobili. Un’arte “totale” che si insinua negli ambiti più svariati, come anche il gioiello, la carta da parati, i tessuti e l’illuminazione.
Si assiste quindi ad un radicale cambio di prospettiva che va a privilegiare un’espressione pervasa da un inedito senso di ricercatezza e per questo chiaramente affrancata dalle convenzioni in atto. La grazia sprigionata dai soggetti femminili trae linfa direttamente dal mondo della natura, con la seducente freschezza dei suoi tratti asimmetrici sempre in grado di esibire modelli di incredibile armonia.
L’allestimento della mostra, all’interno della sala dei Paggi, ricrea le atmosfere dell’epoca ospitando circa 200 opere provenienti dagli Arwas Archives, dalla Fondazione Arte Nova, dalla Collezione Rodolfo Caglia e da altri prestiti di privati. Tra i nomi presenti, Emile Gallé, Daum Frères, Alphonse Mucha, Louis Majorelle, René Lalique, Eugène Grasset, Henri de Toulouse- Lautrec e Eugène Gaillard, tutti testimoni d’eccezione di una creatività alternativa che predilige l’arabesco e la dinamicità delle linee come sintesi perfetta di una nuova vitalità culturale.
L’Art Nouveau rimuove ogni precedente regola accademica inaugurando un linguaggio che impone il netto superamento del processo industriale, della produzione seriale e del conseguente scadimento del gusto. Fuori dalla Francia la stessa corrente, artistica ma anche filosofica, viene declinata con diverse accezioni. In Italia non è nient’alto che lo stile Liberty, conosciuto anche come stile Floreale, movimento che, appellandosi alla morbidezza dei tratti e all’accostamento di colori tenui, favorisce la diffusione di rinnovati valori formali andando ad aprire le porte anche alle nuove modalità di progettazione.
A Torino in particolare viene presentato nel 1902 con l’Esposizione internazionale di Arte Decorativa e Moderna, dando voce a quel carattere esotico e trasgressivo che ammaliò presto anche il nostro Paese. Ma esempi di riconversione dell’Art Nouveau fioriscono grazie anche a veicoli di considerevole portata come riviste, libri, gallerie e esposizioni, in Germania, Austria, Spagna, Paesi Bassi, Inghilterra o Stati Uniti…
Va in scena una rigenerata figura di femminilità che invoca differenti approcci stilistici e mette anche in campo un inconsueto repertorio di materiali e supporti creativi. Citazioni, contaminazioni, richiami. Profili che echeggiano intrecci di forme e inaspettate trasfigurazioni in un denominatore comune in forte antitesi con i dettami della tradizione.
• info:
lavenaria.it
fino al 26 gennaio 2020
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di Stefania Vitale
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