A Palazzo Ducale di Genova un excursus in 80 opere sulla carriera artistica del maestro.
nell’immagine “Autoritratto con berretto da motociclista”; “Testa di tigre”.
Antonio Ligabue, la sua vicenda umana e la sua esper i enza creativa, tra autoritratti, dipinti di animali e paesaggi bucolici. Come scene di un racconto che è ricerca di sé, esaudimento, verdetto. È in corso al Palazzo Ducale di Genova la mostra dal tema “Antonio Ligabue” che in 80 opere analizza l’iter artistico del maestro. Originario di Zurigo e trapiantato poi in Italia, Ligabue ha vissuto un’esistenza difficile per condizioni sociali ed economiche ma anche contrastata da un costante turbamento interiore.
A “salvarlo”, dopo l’affidamento ad altra famiglia e la successiva espulsione dalla Svizzera, dopo le intemperanze comportamentali e i diversi ricoveri in ospedali psichiatrici, sono solo il suo amore e il suo talento per la pittura. Una passione che arriva da lontano sbocciando fin dalla tenera età e che somma al piacere per la materia l’esigenza di esprimere un forte anelito interiore. Dipinti, sculture, disegni e incisioni in mostra a Genova testimoniano un percorso variegato che spazia dagli abitatori della savana e della foresta a quelli delle campagne, alternando specie selvagge a specie domestiche.
Citiamo il quadro Tigre reale, risalente a quando l’artista era ricoverato nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, e altri dipinti celebri come Cani da caccia con paesaggio, realizzato in due versioni, Carrozzella con cavalli e paesaggio svizzero o le diverse varianti di Lotta di galli. Di indubbio interesse sono poi gli autoritratti che rappresentano pagine dolorose e al contempo poetiche dell’arte di Ligabue. Il suo volto è ripreso in primissimo piano spogliando quasi totalmente di significato il paesaggio di sfondo.
Gli occhi comunicano smarrimento e desolazione, come nel vano tentativo di aggrapparsi ad una speranza che pare essersi definitivamente allontanata. I legami col mondo sembrano ormai inesistenti, ma Ligabue pare voler comunque esserci, lasciare traccia, trovare la forza di raccontarsi superando dolore e fatica.
fino al 1 luglio 2018
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di Stefania Vitale
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