Nel suo ultimo libro l’autore napoletano si erge in difesa della libera espressione. Una battaglia serrata contro la repressione del pensiero.
La parola contraria – Erri De Luca – Feltrinelli
Quanto costa la difesa di un’opinione? Che prezzo bisogna pagare per proteggere la libertà di esprimere un pensiero “contrario”? Lo scrittore Erri De Luca, recentemente chiamato a processo per istigazione a delinquere per via di una frase pronunciata in favore del movimento No Tav, cerca di rispondere a queste domande attraverso il suo nuovo libro. Un volumetto che è strenuo e appassionato sostegno del ruolo dell’intellettuale, salvaguardia della forza dell’idea, sulle orme prestigiose dei grandi scrittori del passato. De Luca fa riferimento in particolare a George Orwell e non tanto al suo celebre e visionario “1984”, quanto al meno conosciuto “Omaggio alla Catalogna” nel quale l’autore si schiera direttamente in prima linea. In altre parole, si sporca le mani. Proprio come fa oggi De Luca che non rimangia quanto detto e trova anzi nell’ampio sostegno dell’opinione pubblica (molti i movimenti nati a suo favore) la linfa necessaria per proseguire la propria battaglia. Paradossalmente con lo scorrere degli anni si sta assistendo ad un maggiore arretramento di scrittori e artisti rispetto alle questioni sociali. Assumersi i rischi di cui si fece carico ad esempio un Pier Paolo Pasolini è esperienza sempre più rara. Ma se uno scrittore “maneggia” giornalmente parole per mestiere, suo compito principale deve essere quello di creare un baluardo proprio a tutela delle parole degli indifesi o di quelli che non hanno voce a sufficienza. Il potere di suggestione del linguaggio è poi un’energia forte che De Luca definisce incontrollabile. L’emulazione che consegue alla lettura di un saggio o di un romanzo non può cioè chiamare in causa la responsabilità di chi li ha composti. E perché sussista un reato di istigazione bisogna prima dimostrare il nesso causale fra parola e azione. Tutto questo non è sufficiente per bloccare il fluire delle parole e il loro diritto di farlo, a testimonianza di una riflessione, o di un semplice stato d’animo, sia che provenga da un grande pensatore sia che sia frutto di una persona comune. “L’opinione non è trattabile. È un diritto intrattabile” afferma lo stesso scrittore. Il nesso con l’attentato terroristico avvenuto il gennaio scorso nella sede del settimane satirico parigino Charlie Hebdo è ora quasi scontato. In realtà si tratta solamente di una coincidenza temporale che giova comunque a ribadire la gravità di una minaccia: quella contro la libertà di espressione. Comunque la si pensi…
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di Stefania Vitale
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