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Ottorino De Lucchi, Inizio Agosto 2015, Watercolor Drybrush 30x50

CANTI PACATI DI SILENZIOSA ATTENZIONE

08/04/2024

Un’indagine sull’opera dell’artista ferrarese Ottorino De Lucchi

Vi è mai capitato di scendere l’argine del torrente e camminare sulla riva sassosa seguendo il corso dell’acqua che viene dal monte e di trovarvi all’improvviso rinchiusi nel fitto pioppeto dove penetra una luce che rimbalza sulle foglie argentate?

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Ottorino De Lucchi, Fine Settembre, Drybrush su tavola incamottata

Così mi pare accada nei quadri di De Lucchi, dove da un nero assoluto emergono sprazzi di luce in assoluta indipendenza da quello che accade intorno. Come se lo scopo di questo fare non fosse che quello di glorificare il colore, che non è nelle cose ma dalle cose emana. Come se la luce interna fosse lì col solo scopo di emergere, come fa la luna quando nella notte appare nel suo splendore assoluto.

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Ottorino De Lucchi, La Mattina di Aprile; 2020, drybrush su vinilico tavola, 40x40 cm

Allora mi domando come fa De Lucchi ad accendere quella luce, che si spande come spinta da dietro da un misterioso folletto addestrato dalle fate a fare questo genere di scherzi. E il nero cos’è se non il magico contrappunto al magico espandersi di tutti i lumi che accendono questa notte di inusitati bagliori.

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Ottorino De Lucchi, Tarda Primavera

Non è importante che questi quadri siano chiamati Nature Morte: tutto smentisce l’immobilità degli oggetti, trascinati come sono dentro una metafisica luce che comunica il mistero del colore; prima che le odierne stravaganze finiscano col far dimenticare l’ultima gioia degli occhi, la più intima e la più sacra, che induce il cuore a palpitare; come succede quando, dallo spiraglio della porta socchiusa, si riesce a intravedere quella cosa che gli antichi chiamavano “Bellezza”.

Estratto da un testo di Giorgio Scalco

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Gianbattista Bonazzoli

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