Sopra: Sospensione – 2020 – 45x45x7,5 – tecnica mista
Il colore dentro la forma come operazione imprescindibile secondo Pierluigi Cattaneo.
Pierluigi Cattaneo è un artista bresciano, classe 1952, che vive e lavora a Gardone Val Trompia. Approfondiamo la sua attività attraverso questa breve intervista.
• Ti definisci autodidatta. Puoi spiegarci cosa vuoi intendere?
“Per diventare operatore d’arte serve istruzione. Per essere artista servono tenacia nel fare, costanza nello scoprire, curiosità nel vedere oltre, identificando e sviluppando il talento che è in te, e poi mettere il tutto a fuoco e coniugarlo nella liricità intimistica del cuore che rende l’opera emozionale. In questo mi definisco autodidatta”.
• Ti muovi in bilico tra pittura e scultura e l’una non sembra prevalere sull’altra. Che importanza rivestono i materiali?
“Artisticamente nasco come scultore e l’opera pittorica spesso diventa una sintesi in orizzontale della scultura stessa. Anche l’ultima produzione, apparentemente più pittorico/cromatica, non è scevra della presenza essenziale e minimale di materia e forme scultoree. L’ondulazione del cartone, o anche il nodo della tela sono spessore, volume e tridimensionalità. I materiali sono linguaggio, parte dell’idea che non può vivere in altra consistenza. Sento il bisogno di plasmare, quasi a ripetere e perpetuare il gesto divino della creazione dell’uomo, la volontà di elevare, di volare oltre. La materia mi appassiona tutta: sono partito dal legno per poi sperimentare marmo, ferro e resina, preferendo togliere piuttosto che aggiungere”.
• Le linee scabre e sottili lasciano trapelare un approccio razionale alla materia, o è forse l’istinto a prevalere?
“L’ispirazione è sempre istintiva, l’opera è una tua figlia, la crei dentro di te, spesso con sofferenza, con dolore anche. L’approccio razionale alla materia è limitato al fare, al trattamento con cui si realizza l’idea; è quindi una pratica che conclude e dà forma all’idea che l’ha ispirata”.
• Hai mai vissuto un vuoto creativo e, se sì, come ne sei uscito?
“L’artista, anche quando non è produttivo, è sempre in fase di gestazione. Succede anche a me. Non si tratta di vuoto creativo, ma di fermento intimo che aiuta ad elaborare o rielaborare fatti e emozioni per realizzare quel dialogo comunicativo infinito”.
• La tua ricerca non è mai paga e ti confronti spesso con artisti di tutta Europa: mantieni ancora la curiosità che ti ha sempre contraddistinto?
“Sono partito per “narrare” e via via che la pittura si rendeva autonoma dai riferimenti appresi all’istituto d’arte, il colore e l’astrazione geometrica hanno preso il sopravvento, anche attraverso le forme plastiche all’interno delle quali oggi mi riconosco meglio. Cerco figure e forme animate da colori che aiutano la forma a rendersi autonoma nello spazio. Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze artistiche che mi appaghino. La ricerca è una sorta di spinta morale ed è difficile sapere dove mi porterà. Se lo sapessi, sarei solo un operatore o un bravo artigiano. Lo scambio che ho con vari artisti italiani ed europei è per me ulteriore linfa: non so dove andrò, ma so che non starò fermo”.
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