La poetica e l’evoluzione dell’esperienza artistica
Nell’immagine: Romkubik317; Passe-partout – Per le immagini: courtesy Colossi Arte Contemporanea.
Sloveno e italiano, Sandi Renko, nasce a Trieste nel 1949 e inizia a disegnare all’Istituto d’Arte “Umberto Nordio”. Dagli anni Duemila in poi intensifica la produzione artistica incoraggiato anche da Alberto Biasi. Espone con regolarità in Italia, Slovenia, Austria e New York.
È presente alle principali rassegne d’arte contemporanea, come Artefiera Bologna e ArtVerona. Espone a fianco di rappresentanti storici dell’arte programmata e cinetica, come Carlos Cruz- Diez, Julio Le Parc, Jorrit Tornquist, in occasione di The sharper perception a New York e nella mostra Biasi, Campesan, Munari e altri amici di Verifica 8+1, nel contesto della 57^ Biennale di Venezia.
L’incontro per questa intervista avviene alla galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia.
Spiega l’artista: “In mostra troviamo una trentina di opere, tutte realizzate recentemente, che offrono una esemplificazione del mio lavoro e ne rendono nota e godibile la poetica. Sulla superficie bidimensionale affiorano le costruzioni con cubi, quadrati, tondi e triangoli, che cambiano la percezione delle prospettive in tutte e sei le dimensioni spaziali e che, grazie anche al sapiente uso dell’aerografo, appaiono con un alto tasso di liricità.
Ho sempre vissuto la creatività come componente fondamentale della mia vita e, per un verso o per l’altro, l’arte e il design ne sono state le due polarità costitutive. Potrei persino dire che arte e design appaiono per me una dentro l’altro. Per quel che riguarda il mio lavoro ho sempre ricercato la semplificazione delle cose, scarnificandole dal superfluo, ma anche onestà, sobrietà, pulizia, chiarezza e rigore, in stretta connessione con il materiale povero del canneté (cartone ondulato), con il pennello che applica il colore, con i bianchi e i neri e con i segni e i lineamenti da me tracciati”.
Come nasce la sua opera?
“L’alfabeto ha una sola lettera: la linea verticale. L’opera nasce da un tracciato di linee verticali interrotte, riprese, calibrate, con vari colori che l’occhio dell’osservatore in movimento interpreta in forme solide. Le sculture, quasi studi preliminari, divengono chiave d’interpretazione delle opere bidimensionali”.
Come è cambiata la sua arte nel tempo?
“Nel corso degli anni il mio operare ha subito una notevole evoluzione, sia da un punto di vista compositivo che cromatico. Le opere, da monocrome, si sono trasformate in policrome e la regolarità della forma si è combinata in poligoni irregolari, fino a raggiungere le grandi composizioni. La mia arte è un gioco con poche regole, elementari e precise. Un gioco a prima vista semplice, ricco invece di variabili e di possibili soluzioni. Un gioco sorprendente che si gioca in due…”.
Sandi Renko – renko.it
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di Gianbattista Bonazzoli
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