GIORGIA BARABASCHI, IDENTITÀ E FISICITÀ

L’artista di Parma racconta il proprio percorso creativo attraverso le diverse tecniche adottate e le esperienze internazionali.

nell’immagine: Mock orange blossoms painted on porcelain • Overline (80x80cm) • Giorgia Barabaschi

Giorgia Barabaschi è nata nel 1975 a Parma. Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Parma e successivamente si è trasferita a Milano, dove ha conseguito il diploma in scultura all’Accademia Belle Arti di Brera. Come hai iniziato a fare arte?

”Ho iniziato a disegnare fin da piccola. Ho studiato all’Istituto d’Arte di Parma, mi sono trasferita a Milano per studiare all’Accademia di Brera e poi fare un corso di regia. Ho lavorato come art director e nelle video produzioni, coltivando il mio percorso artistico parallelamente”.

Come nascono i tuoi lavori?

“Lavoro progettualmente, partendo da un’idea o da un concetto, considero l’ambiente in cui va contestualizzata l’opera, poi la realizzo con il materiale o la tecnica più indicati”.

Come si sono evoluti i tuoi lavori negli anni?

“Credo che il mio stile sia diventato più essenziale e definito. Nel video e nella fotografia l’artificio è azzerato. Preparo il materiale che mi serve e inizio, come una performance catturata dall’obbiettivo. Il risultato si esprime nella sua intensità per la tensione e l’emozione che si crea nell’azione. Le imperfezioni diventano parte dell’opera: ricerco la bellezza nell’insieme della sua forma, non tanto nei dettagli, allontanandomi volutamente dalle immagini patinate per cogliere sottilmente la parte più vera dell’opera, come a voler svelare la “mise en scène” della rappresentazione”.

Hai approcciato alla fotografia nel 2007. Quali lavori trovi più rappresentativi?

“Un progetto sul tema di identità e clonazione, “Affected”, realizzato in un’antica farmacia; i lavori per “Wall less room” dove il nudo femminile è il principale media insieme a “Overline”, uno scatto digitale che immortala il corpo nudo steso di schiena sul pavimento grezzo dello studio, come in un volo a terra simile a una crocifissione al contrario. Rappresenta la restrizione data dalla fisicità umana e dai confini virtuali creati dall’uomo, indicando che solo attraverso il pensiero e l’anima possono non esserci più limiti né barriere”.

Sei stata selezionata al Simposio d’Arte Contemporanea di Budapest. Che cosa conservi di quell’esperienza?

“Era un Simposio dedicato alla pittura e così ho realizzato e poi donato l’opera al Museo d’Arte Contemporanea di Budapest. È stato uno scambio culturale importante, un confronto aperto con altri artisti, alcuni ben più grandi di me. Mi ha fornito una diversa chiave di lettura, una maggior sensibilità per comprendere i lavori legati a culture lontane dalla mia, nonché l’importanza di potersi esprimere liberamente artisticamente e ideologicamente”.

 

giorgiabarabaschi@gmail.com

 

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di Gianbattista Bonazzoli
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