IL CONTRIBUTO DI LE CORBUSIER

09/10/2018

Dalla Esposizione di Parigi del 1925 al prezioso contributo nella storia del design.

Alla Esposizione di Parigi del 1925 è presente anche il padiglione dell’Esprit Nouveau, un edificio espositivo temporaneo, vale a dire una cellula di casa popolare progettata da Le Corbusier e Pierre Jeanneret.

Le Corbusier si prepara ad essere considerato l’architetto della borghesia di tutta l’Europa e a dare così il suo contributo alla storia del design. In particolare vede nel modo di fare dell’industria, nella sua logica e nella sua tecnica, il modello per il moderno: l’arte decorativa senza decorazione.

Egli indica quindi il procedimento industriale come modello di un organismo produttivo autosufficiente, un’organizzazione che fornisce quasi per autodeterminazione lo stile del nostro tempo. Autogestione della macchina significa autonomia e creatività del produttore che è in pratica il vero responsabile estetico e sociale, nel bene come nel male, della produzione.

Di qui l’Appel aux industriels di Le Corbusier, non privo fra l’altro di un vecchio accento saint-simoniano che per “industriali” intendeva tutti gli addetti all’industria. Definito da qualche critico “ingegnere + artista” afferma: “La macchina è il calcolo, il calcolo è sistema creativo umano contenuto nel nostro essere che spiega con precise verifiche a nostra misura l’universo che intuiamo, la natura che vediamo nelle sue manifestazioni tangibili di vita ordinata. L’espressione grafica di questo calcolo è la geometria, mezzo nostro, per noi prezioso, per noi il solo mezzo per misurare i fatti e le cose.

La macchina proviene tutta dalla geometria. La geometria nostra grande invenzione, invenzione per noi esaltante”. Tutto il codice corbusiano si basa su tre principali concetti: lo standard, il mobile e l’utensile considerati come membra artificiali e nuova tecnica. La nozione di standard nel campo del design dà luogo ad una proposta nuova, quella cioè che considera gli uomini tutti uguali e con gli stessi bisogni.

Pertanto devono rispondere a bisogni-tipo, funzioni-tipo e quindi devono esservi oggetti-tipo. La forma segue la funzione. Nascono i casiers standard, semplici contenitori componibili e modulari che, per la loro essenzialità, sfruttano al massimo lo spazio interno e, utilizzandoli per separare gli spazi, permettono di lasciare la massima superficie libera per i divani, le poltrone, i tavoli, le sedie e i letti che diventano i padroni del campo. Questa idea scinde l’arredamento in “architettura” e “design”.

[ap_divider color=”#CCCCCC” style=”solid” thickness=”1px” width=”100%” mar_top=”20px” mar_bot=”20px”]

Ezio Ramera

 

 

Argomenti

Seguici su

Ultime da Non categorizzato

Cucina-spaziale-Studio-7B

UNA CUCINA “SPAZIALE”

Giovanni Tomasini, designer e direttore creativo di Studio7B,  presenta la cucina “UNOXUNO” di Testatonda.  Non si vedeva una mini-cucina così originale da
Vai a